I disordini alimentari sono una cosa seria (spiegato da una che ne è uscita)
Questo articolo è stato scritto da Beatrice Oddo, 21 anni, asprirante giornalista e scrittrice, che ha vinto la sua battaglia contro i disordini alimentari.
“Per dimagrire non servono diete, ma solo 4 semplici regole”. “La cena leggera è importante, ancora meglio sarebbe saltarla”. Sono parole che ho letto in questi giorni su un quotidiano a larghissima diffusione. Qualcuno può scriverle e pronunciarle senza pensare che a chi come me, che ho sofferto di disordini alimentari, fanno venire i brividi.
Ma è sempre così, con l’arrivo dell’estate si parla solo di questo: attività fisica e alimentazione sana. Sana? Una gran quantità di articoli consiglia: “La dieta express per affrontare la prova costume”. E se questa prova costume non dovessi passarla, cosa succederebbe? Se ho un po’ di pancetta, un po’ di cellulite, le maniglie dell’amore, non mi fanno entrare in spiaggia? E inizi a cercare ogni soluzione per tirare giù quei “chili di troppo” che disturbano. Ma chi l’ha stabilito che sono “di troppo”? Chi disturbano?
La nostra è una diet culture, si focalizza tutta l’attenzione su forma e cibo. Le foto sui social che incassano più ‘mi piace’ – dopo i gattini – sono quelle delle modelle in costume, con la pelle così liscia e abbronzata che sembra parquet appena lucidato. Sarà davvero merito dei beveroni di cui sono ambasciatrici, o di qualcuno bravo con Photoshop? Abbiamo normalizzato le app conta calorie, gli allenamenti estremi, il digiuno intermittente, tutte le cause principali della relazione conflittuale con il cibo. Conflitto che si può tradurre anche in un disturbo del comportamento alimentare.
Del digiuno intermittente si parla tanto, negli ultimi anni. Consiste nell’alternare fasce orarie in cui si può mangiare tutto, a lunghe ore di completo digiuno nell’arco della stessa giornata. Viene chiamata anche “Dieta 16:8” perché consente di mangiare solo durante una finestra di otto ore, per digiunare nelle restanti sedici. Durante le otto ore, non è comunque permesso mangiare ad libitum.
Nel corso delle ore di astinenza, l’organismo deve attingere alle riserve di grasso corporeo. Tutti parlano con entusiasmo degli effetti a breve termine di questo schema alimentare, del rapido calo del peso, della riduzione del colesterolo, dell’abbassamento della pressione sanguigna nei soggetti ipertesi e della (apparente) velocizzazione del metabolismo. E poi? Chi parla degli effetti a lungo termine?
Uno studio americano condotto su oltre ventimila adulti mostra che, coloro che seguono un programma di digiuno intermittente, presentano un rischio maggiorato del 91% di morire a causa di malattie cardiovascolari, rispetto a chi distribuisce normalmente i pasti. Stesso discorso per i soggetti con tumore o problemi cardiaci: il rischio di infarto, ictus e morte aumenta del 66%.
Evidenzio che si parla di associazione e non di nesso. Si tratta di uno studio in lavorazione, al momento non presente sui libri scientifici. Ci vorrà ancora molta ricerca per trarre conclusioni definitive.
Ci sono però a disposizione diversi spunti per riflettere: leggere delle indicazioni relative ad una dieta che suggerisce il digiuno, per persone come me che hanno dovuto affrontare lunghi percorsi di cura per uscire dai digiuni imposti da una malattia mentale, potrebbe incrementare i disagi legati ai disturbi alimentari.
Per non parlare dell’aumento dei rischi in seguito al ‘fai da te’, basato su istruzioni trovate su libri o riviste, senza supporto o indicazioni fornite da un professionista. L’affiancamento di un esperto del settore è inoltre indispensabile per stabilire quale tipologia di regime alimentare è adatto alle condizioni fisiche del paziente.
Altre spiacevoli conseguenze, durante e in seguito: stanchezza fisica e mentale, rischio di depressione, calo della libido, disturbi del sonno, disturbi del ciclo mestruale, aumento di ansia, nervosismo e irritabilità, aumento cronico della fame, disidratazione, squilibri di cortisolo, squilibri di insulina, tendenza all’abbuffata, perché sfido chiunque, dopo ore di digiuno, a non sentirsi così affamato da pensare di sgranocchiare le gambe del tavolo. Il rischio di abbuffata può portare ad un digiuno compensatorio, dopo aver mangiato tanto. Si entra in un loop che, come dicono anche gli specialisti, può favorire pericolose e distorte elaborazioni del concetto di mangiare. Si parla degli adolescenti, ma anche in età adulta può comparire un disturbo del comportamento alimentare. Può essere dovuto il ritorno dei sintomi in chi già ha avuto a che fare con questi problemi da giovane, oppure la definizione di un disturbo che il paziente viveva già da molti anni, mai trattato prima come disturbo alimentare. È poi stato anche dimostrato che il peso perso con questa dieta si riacquista rapidamente. Tanto sforzo e sofferenza per tornare al punto di partenza in pochi giorni? Preferiamo funzionare come un’auto a carburante, o come una macchinina con la carica a molla?
Lo stile di vita sano è un modo per impostare e costruire le fondamenta della propria salute. Il digiuno non è naturale. Una dieta personalizzata formulata da un professionista porta gli stessi benefici del digiuno intermittente, ma a lungo termine. E poi, migliora il rapporto con l’alimentazione e previene i rischi per la salute dovuti alla privazione del cibo. Una o un nutrizionista che per farti dimagrire ti dice di non mangiare, è come un meccanico che ti consiglia di non guidare la tua auto per non rovinarla. E poi, il digiuno intermittente non vi ricorda il modo di pensare del paziente con bulimia nervosa, che prima si abbuffa e poi digiuna?
I disturbi alimentare lasciano cicatrici nell’anima. A qualcuno, leggendo questo articolo, potrebbero sanguinare.
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