Test su Facebook; potevano non avere un lato oscuro? Infatti…


C’è qualcuno su questo pianeta che non abbia mai provato un test su Facebook? Sì, proprio un test della personalità o un test psicologico di quelli che girano a bizzeffe. Una volta erano la parte più divertente delle riviste, soprattutto sotto l’ombrellone. Si andava a caccia per tutta la spiaggia di una matita o una penna in prestito e si facevano in gruppo (combinando pasticci al momento di capire a chi appartenevano i risultati segnati a margine). Ora vanno molto quelli digitali, in genere fatti in solitaria sul telefonino e condivisi poi su Facebook. Lo facciamo perché a volte alcuni test della personalità divertenti producono risultati su cui possiamo scherzare con gli amici. E perché vogliamo sapere qualcosa di più di noi stessi.

Ma esiste qualcosa di goloso o divertente che non abbia il suo lato oscuro? Se lo scoprite, fatecelo sapere. Perché così come il cioccolato al latte fa ingrassare (però è antirughe) e la cellulite è l’ingrediente principale del formaggio (ma per fortuna c’è il rimedio), anche i quiz di personalità hanno le loro controindicazioni. Almeno, questo è quello che cerca di spiegare un dettagliato articolo pubblicato sul sito TheAtlantic.com che sta costringendo gli utenti dei social network e i navigatori di internet in generale, ad ammettere una volta di più quanto siamo ancora poco vaccinati dalle insidie del web, a 20 anni dal suo boom.

L’autore dell’articolo Paul Bisceglio, racconta che il primo test della personalità di cui le cronache hanno memoria risale al 1936. È contenuto nel libro Meet Yourself As You Really Are e comprendeva una lunga serie di domande molto approfondite, anche stravaganti, tipo “Hai mai avuto la sensazione di uscire dal tuo corpo”? “I cartoon di Topolino ti fanno paura?”. La conclusione del lungo test ti classificava sotto il nome di uno dei fiumi più importanti del mondo, con la relativa spiegazione del perché e percome. Da lì in poi, le emulazioni sono state milioni, anche se i critici di allora ne parlavano solo come un buon modo per far trascorrere velocemente un’ora (continua a leggere la storia dei test su Facebook su marieclaire.it)