
Festa delle donne, spogliarelli maschili e uomini che “rosicano”
8 marzo, ci risiamo. A qualcuno viene in mente una ricorrenza più tormentata della Festa delle donne? Tutto ok per quella della mamma e del papà (le categorie rassicurano), per quella dei nonni (che fanno tanta tenerezza), per quella degli alberi (che fanno tanto ecologia), persino quella degli innamorati urta solo chi nutre un consistente sarcasmo nei confronti di cuori e cupidi, causa delusioni sentimentali fresche.
Ma la Festa delle donne è il bersaglio di svariate categorie. Nell’ordine sparso: 1) donne che reputano discriminante una ricorrenza dedicata al genere femminile dell’umanità, manco fosse un’etnia in estinzione; 2) donne secondo cui la Festa delle donne verrà il giorno in cui nessuna sarà più vittima di violenza (per ora non festeggio, grazie); 3) donne irritate perché quella sera lì si divertono anche quelle che tutto l’anno sputano veleno contro le femministe (che hanno fatto tutto il lavoro sporco anche per loro; 4) donne che criticano quelle che fanno le clarisse di clausura tutto l’anno, e poi solo quel giorno si sbronzano e ballano sui tavoli e si svegliano con le caviglie gonfie; 5) uomini che si chiedono cosa ci sia da festeggiare perché le donne sono privilegiatissime, infatti per entrare in discoteca a volte non pagano.
Ma i peggiori di tutti sono i talebani dell’8 marzo, quelli che sui social network, a partire dal 5 marzo, invece di commemorare il compleanno di Lucio Battisti partono già a prendersela con quelle che andranno a vedere uno striptease maschile, perché secondo loro bisognerebbe passare la serata in qualche collettivo. Con le candele in mano a pregare per la leggenda metropolitana secondo cui la ricorrenza riguarda la morte di un sacco di povere operaie in un incendio. Questi mi fanno salire il sangue in testa. Perché da ragazza (forse all’età delle operaie morte) lavoravo in un’agenzia di spettacoli a luci rosse… (continua a leggere su Marie Claire)